Una nuova interpretazione dell’opera seicentesca di Molière che ha saputo rapire il pubblico del teatro Civico di Alghero, inaugurando con un sold-out la Stagione di Prosa 2015 del Cedac
ALGHERO - Si è aperta con un tutto esaurito la Stagione di Prosa 2015 del Cedac al Teatro Civico di Alghero, dove giovedì scorso è andato in scena “L’Avaro” di Molière, inaugurando così una fitta programmazione teatrale. Ad attrarre, oltre all’opera nota, appartenente al teatro classico del Seicento, il protagonismo di Lello Arena: un attore comico assodato ed amato, un innovatore della comicità napoletana, con alle spalle anni vincenti di cinema e di teatro.
Una figura che ha saputo dimostrare il suo talento anche impersonando Arpagone, il vecchio avaro centrale nella piecè, spingendo continuamente il pubblico ad applaudire e a ridere. Sì perché Lello è riuscito a trasformare in divertissement anche una storia di egoismo, materialismo e perdita dei valori, esasperando l’avarizia del suo personaggio e caricandolo di continui “ohi! ohi!”, mancamenti e mal di pancia al solo udire delle parole “soldi”, “dare” e “generoso”.
Un personaggio che così è quasi diventato simpatico al pubblico, arrivato per giunta a compatirlo nel momento in cui le brutte e realistiche parole dei concittadini gli sono scagliate addosso ferendolo. Tuttavia, nonostante l’interpretazione confondente e stravolgente di Lello, capace di far emergere la comicità insita in ogni eccesso, pazzia ed ossessione, la scenografia è riuscita a ridimensionare il tutto e a riportare l’attenzione sulla tristezza di un essere avaro.
In tal senso la sedia a rotelle al centro della scena, usata dal protagonista per riposarsi o spostarsi è risultata utile a simboleggiare lo stato di malattia di Arpagone: un uomo talmente ossessionato dai soldi da diventare pazzo, malato; da vivere solo per essi e dimenticare tutto il resto: i figli, la felicità, la famiglia, l’amore. Un individuo che nel tentare di proteggere il proprio tesoro ha finito per diventare il primo ladro di sé stesso. Ladro di una vita mai vissuta, raccontata nella sua vuotezza dalle mura della sua stessa casa: una sorta di vetrina, di negozio di antiquariato dove tutto è esposto e niente si può toccare, perché le cose sono più importanti delle persone e dei loro desideri.
Quella di giovedì scorso dunque è stata una storia raccontata in maniera diversa, ma comunque in grado di conservare i messaggi e i significati più profondi. Una storia all’interno della quale Lello ha spadroneggiato, riuscendo a rapire un intero pubblico che lo ha applaudito e adulato dentro e fuori dal Teatro.
Nella foto: Lello Arena in una scena dello spettacolo
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