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Red 29 agosto 2018
«Rete gas, opera inutile in Sardegna»
«Il metano non ci da una mano»: le associazioni ambientaliste Italia nostra, Wwf e Lipu Sardegna già nelle settimane scorse hanno depositato motivate osservazioni nella procedura di Vi relativa alla “Metanizzazione della Sardegna-tratto nord” e, in questi giorni, hanno depositato quelle per il tratto sud chiedendo che il provvedimento conclusivo del procedimento di Via dichiari l’improcedibilità dell’istanza per la parzialità del progetto


ALGHERO - Le associazioni ambientaliste Italia nostra, Wwf e Lipu Sardegna già nelle settimane scorse hanno depositato motivate osservazioni nella procedura di Valutazione di impatto ambientale relativa alla “Metanizzazione della Sardegna-tratto Nord” e, in questi giorni, hanno depositato quelle per il tratto sud sui progetti dalla società Snam rete gas chiedendo che il provvedimento conclusivo del procedimento di Via dichiari l’improcedibilità dell’istanza per la parzialità del progetto, in quanto non è stato esaminato l’impatto ambientale cumulativo dell’intera opera della rete metanifera sarda, oltreché per l’eccessivo costo ambientale richiesto dall’infrastruttura rispetto agli scarsi benefici derivanti alla comunità e agli obbiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. In sintesi, le tre associazioni ambientaliste hanno evidenziato cinque criticità.

«Rispetto ad un proliferare di infrastrutture per la metanizzazione dell’Isola è del tutto assente una analisi costi benefici e una seria valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto in relazione alla triplicità degli aspetti ambientale, sociale ed economico delle opere e la valutazione cumulativa degli impatti ambientali di tali opere sull’ecosistema sardo; in una fase di transizione dall'attuale sistema energetico mondiale quasi esclusivamente basato sulle fonti fossili ad un auspicabile sistema futuro basato sulle fonti rinnovabili, la realizzazione di una infrastruttura fortemente impattante per il trasporto del gas naturale non rappresenta una possibile soluzione di transizione, anche per gli eccessivi costi da sopportare; la proposta di una dorsale, idonea per una capacità di trasporto notevole di metano, risulta poco utile in aggiunta ai depositi costieri, che sarebbero comunque in grado di soddisfare la domanda di metano, anche grazie alla loro localizzazione in prossimità dei maggiori centri di consumo; la Sardegna presenta un surplus di produzione di energia elettrica pari a un terzo di quella prodotta; nella documentazione presentata è del tutto assente una adeguata valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto in relazione alla triplicato degli aspetti ambientale, sociale ed economico. Purtroppo, l'assenza di programmazione in campo energetico ha lasciato l'Isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una serie di fattori negativi quali i lauti incentivi statali elargiti agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e la sostituzione delle produzioni agricole tradizionali con biomasse o biocombustibili, i bassi costi delle royalties e le generose franchigie elargite all'estrazione degli idrocarburi, ecc».

Secondo Graziano Bullegas (Italia nostra Sardegna), Carmelo Spada (Wwf Sardegna) e Francesco Guillot (Lipu Sardegna), gli speculatori si sono sostituiti ai decisori pubblici. Inoltre, il progetto di metanizzazione della Sardegna presenterebbe una obsolescenza tecnologica ed economica determinata dalla stessa rapidità con cui evolvono i mezzi di produzione e di accumulo delle fonti rinnovabili. L’irrazionalità di una tale scelta non solo si riverbererebbe sul futuro energetico dell’Isola, ma diventerebbe di fatto l’ostacolo principale alla ricerca di uno sviluppo alternativo. «Le nostre associazioni hanno avuto modo di osservare, già in fase di discussione del Piano energetico ambientale regionale sardo, la incongruenza di realizzare una infrastruttura funzionale a una economia di transizione da un sistema energetico a forte incidenza di combustibili fossili ad uno scenario di energia da Fonte energetica rinnovabile. Si ritiene infatti che in questa situazione economico-industriale, e considerati i dati sulla produzione da Fer nell’Isola, si possa saltare a piè pari la fase di transizione per affrontare con coraggio il passaggio diretto della Sardegna verso una economia veramente circolare fondata sulle energie rinnovabili, autoprodotte e diffuse», concludono i tre rappresentanti delle associazioni.
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