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Red 27 agosto 2018
Mpi per far uscire la Sardegna dalla crisi
«In ritardo rispetto agli altri ma il sistema recupera, dichiara il segretario della Confartigianato Sardegna Stefano Mameli. Cresce il numero delle figure professionali introvabili e stagionali. Negativi i dati sull’utilizzo dell’apprendistato nelle imprese


CAGLIARI - Il mercato del lavoro in Sardegna si muove verso l'uscita dal tunnel della crisi, anche se in ritardo rispetto alla media nazionale ed alla situazione di altre regioni. Infatti, l’Isola ha recuperato più del 76percento dei posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni, percentuale che non prende in considerazione i contratti stagionali. Gli ultimi dati Istat, elaborati dell’Osservatorio della Confartigianato Sardegna per le Mpi, mettono in luce una ripresa, rispetto agli anni più bui, distante 2,3punti percentuali dai massimi pre-crisi: nel 2008, il tasso di occupazione nell’Isola era del 52,3percento, si è poi toccato il fondo nel 2013, con il 48,3percento, mentre alla fine del 2017 l’indice è risalito al 50,5percento. Secondo l'analisi, in Italia solo sei regioni registrano oggi un tasso di occupazione superiore a massimi di dieci anni fa: si tratta di Bolzano (+2,5percento sul 2008), Trento (+0,9), Lazio e Toscana (+0,7), Lombardia (+0,4) e Friuli Venezia Giulia (+0,3). La Sardegna, che occupa il 16esimo posto, si lascia alle spalle solo Calabria, Sicilia, Marche, Umbria e Molise. Il dossier segnala anche come, a livello nazionale, le piccole imprese
siano state artefici del 65,6percento delle assunzioni nel biennio 2015-2017, con un tasso di creazione di posti di lavoro del 3,8percento, quasi doppio rispetto a quello al 2percento delle medie-grandi.

«Non c’è di certo da esaltarsi, perché si deve ancora recuperare la pesante caduta subita in questi ultimi anni – chiarisce subito Stefano Mameli, segretario di Confartigianato Sardegna – ma i dati ci dicono che il gap, da colmare rispetto ai massimi pre-crisi, si sta pian piano assottigliando; è importante sottolineare che non parliamo di lavoro stagionale, come per esempio quello estivo, ma di posizioni stabili. Insomma, il ciclo di ripresa del mercato del lavoro, nonostante le difficoltà, vede qualche importante segnale di resilienza anche nella nostra regione. L’elemento positivo è il fatto che le micro e piccole imprese, anche a livello nazionale, siano le protagoniste della ripresa con un tasso quasi doppio rispetto alle medio-grandi: sostenere le piccole realtà imprenditoriali va quindi di pari passo con il recupero del mercato del lavoro. Prendere coscienza, quotidianamente, di quello che le attività artigiane e le piccole e medie imprese rappresentano per il territorio isolano – rimarca Mameli - è importante non tanto per gli imprenditori, che sanno quello che fanno e che vogliono fare, quanto per le Istituzioni che con numeri alla mano possono rendersi conto di quanto la linfa imprenditoriale sia un humus da coltivare con attenzione».

In Sardegna, nel 2018, da parte delle imprese è calato l’utilizzo dell’apprendistato. Secondo una recentissima indagine nazionale di Confartigianato, nell'Isola ogni cento rapporti lavorativi Under30 attivati, solo 6,7percento sono relativi a questo, percentuale che pone la regione al penultimo posto nazionale, prima solo del Molise, con il 6,4. In testa, al contrario, l’Umbria dove si contano 18,5 nuovi rapporti di apprendistato ogni cento nuovi rapporti attivati per Under30; seguono la Toscana con 16,2 il Veneto con 15,6, le Marche con 15,4 ed il Piemonte con 14,5. Tutto contro la media nazionale del 12,5percento. «Anche nell’Isola c’è una forte necessità di mantenere allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro – sottolinea il segretario regionale – per questo chiediamo che venga rifinanziata Legge regionale 12 del 2001, che mette a disposizione incentivi per le assunzioni degli apprendisti artigiani. Questo sostegno, servirebbe al rilancio di questa “palestra” in cui i giovani lavorano e studiano». In questo contesto, le ultime analisi di Unioncamere (luglio ed agosto) mettono in luce come, nonostante la “fame” di posti di lavoro, diciannove figure professionali artigiane risultino difficili da trovare.

In particolare, parliamo di tecnici programmatori (difficoltà di reperimento del 57percento), tecnici esperti in applicazioni (55,6), analisti e progettisti di software (55,5), tecnici meccanici (55,3), elettrotecnici (54,9), ponteggiatori (53,7), altre professioni tecniche della salute (52,3), tecnici della produzione e preparazione alimentare (51,9), attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate (51,4), sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai (51,1), ingegneri energetici e meccanici (50,8), tecnici elettronici (50,6), operai addetti a macchinari per la filatura e la bobinatura (50,2), saldatori e tagliatori a fiamma (48,8), disegnatori industriali e professioni assimilate (47,1), conciatori di pelli e di pellicce (44,4), specialisti di saldatura elettrica ed a norme Asme (44,1), operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (43,2) e tecnici della produzione manifatturiera (43,1). In modo specifico per i mesi estivi, Unioncamere sottolinea la mancanza anche di estetisti, addetti alla ristorazione e tante altre figure legate al turismo.

Le tipologie professionali su cui si concentra la mancata corrispondenza (mismatch) tra domanda ed offerta sono influenzate dalla crescita degli investimenti sostenuti dal piano “Impresa 4.0”, finalizzato a consolidare la crescita degli investimenti in innovazione e ad elevato contenuto digitale: nel 2017, il volume degli investimenti fissi lordi diversi dalle costruzioni cresce del +6,1percento, a fronte di un aumento dell’1,5percento del Pil. «Prendendo con estrema cautela i dati sul mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro anche nella nostra regione – sottolinea Stefano Mameli – i dati confermano ciò che diciamo da anni, ovvero che le figure più ricercate sono quelle più professionalizzate, che si parli di manifattura o che si tratti delle professioni legate alla cura della persona o alla ristorazione o all’agroalimentare in genere. Però, quando si parla di lavoro e di assunzioni, la nostra associazione non può essere che contenta. Ci rammarica solo il fatto, però, che molti siano impieghi stagionali legati all’estate ai flussi turistici, quindi non stabili. La realtà ci suggerisce anche come sia necessario, oggi più che mai, ripartire da una formazione approfondita e specializzata – conclude il segretario di Confartigianato Sardegna - per offrire risposte efficaci alle imprese e per preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze sempre più specifiche. Tutto questo per andare oltre le stagioni di punta e i settori che lavorano solo pochi mesi l’anno».

Nella foto: Stefano Mameli
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