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Red 17 agosto 2018
Dal Ceta una spinta all’agroalimentare sardo
«Il Parlamento ratifichi l’accordo Ue-Canada», dichiarano i vertici della Cia nord Sardegna, che sollecitano l´ok all´accordo entrato in vigore in forma provvisoria il 21 settembre 2017, ed ora in attesa di una ratifica dei vari Parlamenti nazionali


SASSARI - «La mancata ratifica del trattato di libero scambio Ceta tra Unione europea e Canada sarebbe un clamoroso autogol per l’Italia e un’opportunità di espansione commerciale negata per le imprese agroalimentari sarde». La Cia nord Sardegna sollecita il Governo ed il Parlamento ad approvare l’accordo Ceta entrato in vigore in forma provvisoria il 21 settembre 2017, ed ora in attesa di una ratifica dei vari Parlamenti nazionali.

Il trattato economico siglato fra il Paese nordamericano e l’Unione europea riconosce del principio delle indicazioni geografiche dei prodotti e del loro legame con il territorio, e rappresenta un importante passo avanti in tema di semplificazione e regolamentazione del commercio globale e del progressivo abbattimento dei dazi doganali. Il recepimento in Italia di questo trattato non è certo, dato che una sua mancata ratifica in sede parlamentare è stata annunciata più o meno velatamente da alcuni esponenti del Governo, “facendo eco a qualche organizzazione agricola dalle nobili origini Bonomiane”. In seguito, il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha fatto una parziale apertura, dichiarando “di voler capire con dati concreti quali e quanti sono i vantaggi del Ceta per il made in Italy”; un segnale valutato positivamente e con speranza dalla Confederazione italiana agricoltori.

«A beneficiare del Ceta saranno in primo luogo le grandi produzioni isolane quali il pecorino romano, ma anche le altre produzioni agroalimentari che guardano ai mercati esteri come una grande occasione di sviluppo. Non possiamo pensare che i nostri prodotti siano venduti all’interno dei confini italiani e magari solo nei mercatini locali; contrasteremo con ogni mezzo le visioni miopi di taluni, facendo capire loro che abbiamo necessità di internazionalizzare sempre più le nostre imprese e di stringere accordi commerciali internazionali che promuovano la qualità dei nostri prodotti e ne accrescano il valore aggiunto», dichiara il direttore della Cia nord Sardegna Fabio Chessa.

«La mancata ratifica dell’accordo, inoltre, oltre a creare disagi diplomatici e di immagine tra l’Ue e il Canada, rappresenterebbe anche uno “strappo” del Paese nei confronti del Parlamento e dell’Esecutivo comunitario, in una fase tra l’altro delicata in cui si discute della riforma della Pac e dove il no al Ceta arrecherebbe un grave danno al principio della politica commerciale dell’Ue, fondamentale per contrastare il sistema dei dazi introdotto dal presidente Usa, Trump, e per scongiurare lo scoppio di nuove guerre commerciali», aggiunge il presidente della Cia nord Sardegna Michele Orecchioni.

Secondo i dati rilevati dall’Istat, il Canada è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per importazione di pecorino romano sardo. Sempre l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato che nel primo trimestre del 2018, con gli scambi già regolati secondo il Ceta, le esportazioni di pecorino romano in Canada hanno avuto un’impennata del 24percento nelle quantità, arrivate a 164tonnellate, pari ad un incremento di valore del 41,57percento. «Sosteniamo pertanto le ragioni che il Consorzio del pecorino romano e il Coordinamento nazionale di Agrinsieme stanno portando avanti, affinché si giunga presto alla ratifica del trattato da parte del Parlamento italiano», conclude Orecchioni.
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