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M.P. 23 agosto 2017
Asinara: al via la tre giorni del festival Pensieri e Parole
Entra nel vivo la dodicesima edizione di "Pensieri e Parole: libri e film all’Asinara". Il festival, curato da Sante Maurizi per Cinearena, è una delle tappe delle “Isole del cinema”, il circuito che si snoda fra: Tavolara, Maddalena, San Pietro e costituisce uno degli appuntamenti più attesi dell’estate culturale e turistica sarda


PORTO TORRES - Entra nel vivo la dodicesima edizione di "Pensieri e Parole: libri e film all’Asinara". Il festival, curato da Sante Maurizi per Cinearena, è una delle tappe delle “Isole del cinema”, il circuito che si snoda fra: Tavolara, Maddalena, San Pietro e costituisce uno degli appuntamenti più attesi dell’estate culturale e turistica sarda. L'iniziativa è realizzata grazie al sostegno del: Parco Nazionale dell’Asinara, Comune di Porto Torres, Assessorati al Turismo e allo Spettacolo della Regione Sardegna, Fondazione di Sardegna, Sardegna Film Commission. Cinema, memoria, legalità, natura, turismo consapevole: ritornano in questa nuova edizione i temi che da sempre caratterizzano la filosofia del festival che presenta quest'anno anche tante novità.

Al via la tre giorni di "Pensieri e parole". Cambio di location per la sezione clou del festival “Certe notti” che, come tradizione consolidata, presenterà dal 25 al 27 agosto proiezioni di film, presentazioni di libri e spettacoli. Dopo undici edizioni svoltesi nel cortile dell’ex supercarcere di Fornelli, per la prima volta teatro della manifestazione sarà Cala Reale.Si parte venerdì 25 agosto alle 19 con lo spettacolo “Storia di un uomo magro “ di Paolo Floris tratto dal libro “Il forno e la sirena” di Giacomo Mameli. Il forno e la sirena sono due parole che hanno marcato l’apocalisse del Novecento: la seconda guerra mondiale, raccontata nel libro di Mameli da due testimoni sardi. Il forno è quello nei campi di concentramento dove morivano ebrei e zingari, omosessuali e soldati. La sirena è quella che doveva evitare la morte nelle città bombardate dal cielo e spingeva la gente a correre a perdifiato verso i rifugi. Due sardi sopravvissuti ricordano, col linguaggio dei senza voce, la loro vita in quei giorni a Bergen-Belsene ad Auschwitz-Birkenau oltre le Alpi, ma anche la distruzione e il calvario di morte nel 1943 a Cagliari e Monserrato a due passi dalle proprie case.

Da questa storia il giovane attore sardo Paolo Floris ha tratto il suo monologo “Storia di un uomo magro”. Sempre solo in scena, con una narrazione leggera nonostante il contenuto drammatico, Floris racconta la vita di Vittorio Palmas noto “Catzai”, un uomo magro che oggi ha 103 anni. Sfiorando lo stile fiabesco, l'attore utilizza la testimonianza di Vittorio per raccontare la storia di tanti uomini comuni, che la violenza della loro esperienza ha trasformato in eroi. E come in qualsiasi favola che si rispetti, “Storia di un uomo magro” ha un lieto fine, che non toglie però drammaticità alla realtà che è stata vissuta dai nostri nonni. La memoria rimane se viene raccontata, così ha fatto Vittorio Palmas, così ha fatto Giacomo Mameli attraverso il suo libro e così fa, tramite il palcoscenico, Paolo Floris.

Alle 21,30 la rassegna proseguirà con la proiezione del film “Fiore” di Claudio Giovannesi con Valerio Mastrandrea. Dopo “Ali' ha gli occhi azzurri” Claudio Giovannesi racconta una nuova storia che ha come protagonisti gli ultimi concentrandosi ancora sui più giovani e scansando la retorica e il buonismo grazie alla forza documentaria della sua regia agile e mai edulcorata. La protagonista della nuova pellicola è Dafne una ragazzina che si trova in riformatorio per aver cercato di rubare un telefonino nella stazione in cui passava le notti dormendo su una panchina. La ragazza è un gatto selvatico con alcuni precedenti alle spalle, una madre assente e un padre amorevole ma inadeguato che ha conosciuto da vicino la galera. Dafne vive alla giornata, e anche in riformatorio afferma la sua indole ribelle. Ma è soprattutto una creatura profondamente sensibile, capace di profonda compassione e di quella solidarietà umana che nei suoi confronti è quasi sempre mancata.

Sabato 26 agosto sul palco di Cala Reale alle 19 salirà l'autore Diego De Silva che presenterà il suo nuovo libro “Divorziare con stile” pubblicato da Einaudi. Diego De Silva è uno degli scrittori italiani di maggior successo vincitore nel 2001 con “Certi bambini” del premio selezione Campiello è considerato il re della commedia. Chi legge i suoi libri sorride, soprattutto di se stesso, e medita perché nelle traversie e nelle goffaggini dei protagonisti, trattate con tono ironico ed affettuoso, trova sempre considerazioni ed inadeguatezze in cui riconoscersi: disavventure sentimentali, lavorative, familiari, di approccio al mondo. Protagonista e antieroe di quattro dei suoi romanzi, compreso il suo ultimo lavoro, “Divorziare con stile”, presentato all'Asinara, è l’avvocato napoletano Vincenzo Malinconico, squattrinato, precario e soprattutto fine osservatore della vita. Diego De Silva ama l’intreccio su cui innesta digressioni sociologiche, psicologiche, filosofeggianti, sempre velate di umorismo: considera gli episodi della vita e li analizza con tono beffardo e smaliziato, estraendone massime o perle di saggezza.

In “Divorziare con stile” Vincenzo Malinconico, e la sua voce interiore, sono alle prese con due ordini di eventi: il risarcimento del naso di un suo quasi-zio che in un pomeriggio piovoso è andato a schiantarsi contro la porta a vetri di un tabaccaio e la causa di separazione di Veronica Starace Tarallo. La sensualissima moglie del celebre (al contrario di Malinconico) avvocato Ugo Maria Starace Tarallo, è accusata di tradimento virtuale commesso tramite messaggini. La Guerra dei Roses tra Veronica e Ugo coinvolgerà Vincenzo piú del previsto. Nel frattempo una cena con i vecchi compagni di scuola, quasi tutti divorziati, si trasformerà in uno psicodramma collettivo dai toni esilaranti.

Spazio al cinema alle 21,30 con la proiezione del film “L'accabadora” di Enrico Pau che presenterà la pellicola al pubblico dialogando con Luigi Manconi. Enrico Pau, già regista di “Pesi leggeri” e “Jimmy della collina” affronta in questo nuovo lavoro una figura archetipale della Sardegna l'Accabadora. A dare supporto al suo lavoro la sceneggiatrice Antonia Laccarino, sua partner artistica dai tempi del cortometraggio “La volpe e l'ape”,il graphic novelist Igort che co-firma il soggetto, lo stilista e artista Antonio Marras che ha creato i costumi dell'accabadora di Pau. Ognuno di loro lascia la sua impronta sulla storia: l'asciuttezza dei dialoghi e la segretezza pudica e misteriosa attraverso cui i personaggi si rivelano; il taglio "storyboard" di certe inquadrature; la concretezza tattile di tessuti che portano in sé il ricordo di un passato pesante.

Domenica 27 agosto per il gran finale si parte alle 19 con “Lettere dal carcere” di Constance Markievicz introdotto dalla giornalista Cristina Nadotti e dalle autrici Lucia Angelica Salaris e Loredana Salis .
Importante testimonianza di un periodo complesso della Storia irlandese e europea, “Lettere dal carcere” di Constance Markievicz racconta una storia di libertà e di formazione politica che incomincia nel 1916, all’indomani dell’Insurrezione di Pasqua e della proclamazione della Repubblica, restituendo al lettore un resoconto prezioso e la prospettiva originale di una donna che ne fu protagonista. Il carteggio abbraccia un arco temporale di circa dieci anni durante i quali Markievicz venne arrestata cinque volte, reclusa e messa in isolamento, oppure dovette vivere in latitanza. Primo deputato di sesso femminile eletto al Parlamento di Westminster (nel quale mai si insediò), Constance Markievicz divenne il primo ministro donna in Europa. Il progetto sarà articolato attraverso interventi di letture teatrali e canti irlandesi: sul palco Daniela Cossiga, Fabio Deledda, Salvatore Delogu.

Si prosegue alle 20.30 con "A casa mia" di Mario Piredda. Il film ha vinto il David di Donatello come miglior cortometraggio: per "il severo rigore nelle scelte di regia e sceneggiatura”. Piredda racconta nel suo lavoro la storia di due anziani: Lucia e Peppino rimasti gli unici abitanti di un piccolo paese di pescatori ormai spopolato che vivono nella speranza che l’inverno non finisca mai. Il festival si concluderà alle 21,30 con la proiezione di una delle pellicole più apprezzate della stagione passata, globo d'oro come miglior film del 2017, “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu. Ambientato all'Asinara il film di Gianfranco Cabiddu è stato premiato con il globo d'oro per "la magnifica trasposizione -si legge nella motivazione- del verso di Shakespeare 'tutto il mondo è un palcoscenico uomini e donne sono soltanto attori' in un posto sperduto dove nulla è quel che sembra, tra personaggi improbabili ma densi di esistenza, il film ricompone il puzzle rimettendo al loro posto colpa, vendetta, riscatto e perdono".

Nella vicenda narrata la shakespeariana tempesta scaraventa sull'isola dell'Asinara un gruppetto eterogeneo di naufraghi: quattro camorristi, le due guardie che li stavano accompagnando in penitenziario e i quattro membri di una compagnia teatrale di giro. L'ambientazione nell'isola: antica stazione di quarantena, ex supercarcere, terra rimasta incontaminata grazie a decenni di isolamento totale, è la perfetta quinta teatrale per rendere la vicenda atemporale e dilatare lo spazio entro il quale si svolge l'azione

Tra le attività collaterali il festival indice il concorso "Un soggetto per l'Asinara": attraverso l'idea di un film da realizzare sull'isola il premio vuole promuovere la scrittura cinematografica in un'ambientazione che valorizzi le suggestioni e gli aspetti storico-ambientali dell'antica Sinuaria. Il concorso è aperto a tutti. Entro il 23 agosto gli elaborati, della lunghezza massima di 3800 battute spazi compresi (e corredati di nome, cognome, email e contatto telefonico) dovranno essere inviati per email a soggettoasinara@gmail.com. L'opera vincitrice sarà premiata durante la serata di domenica 27 agosto a Cala Reale. In palio 500 euro in ingressi al cinema, dvd e libri.

Tutti i giorni dalle 19 alle 21. Da lontano era un'isola: laboratorio di esplorazione e disegni a cura di Marta Pala. L'invito è quello di esplorare l'isola da vicino e da lontano, per scoprire luoghi sconosciuti tra sassi, alberi e conchiglie. Gli appunti e i disegni dei partecipanti diventeranno un libro illustrato, un racconto, una cartolina di un'isola che prima non c'era. Prosegue anche il “gioco” di costituire sull’isola una biblioteca ideale con l'invito al pubblico di portare all'Asinara un libro da donare, il "libro del cuore", sul quale scrivere in breve le ragioni della propria scelta, come se fosse una dedica, con lo spirito di rispondere alla domanda: che libro porteresti su un’isola deserta?
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