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Red 27 giugno 2017
A Cagliari, i manifesti di Primo Pantoli
La mostra, in programma alla Fondazione Enrico Berlinguer, verrà inaugurata venerdì 30 giugno, alle ore 17, a cura di Roberta Vanali ed Efisio Carbone


CAGLIARI - In occasione della donazione dei manifesti di Primo Pantoli alla Fondazione Enrico Berlinguer, venerdì 30 giugno, alle ore 17, in collaborazione con il Centro di iniziativa democratica, sarà inaugurata la mostra “Primo Pantoli/I Manifesti. Una matita che ha accompagnato 60 anni della nostra storia”, a cura di Efisio Carbone e Roberta Vanali, costituita da cento manifesti realizzati dall’artista tra il 1964 ed il 2002, allestiti nel Salone Renzo Laconi. Con l'artista, parteciperanno il presidente nazionale della Fondazione Enrico Berlinguer Ugo Sposetti ed il presidente regionale Francesco Berria. Nel corso della serata, sarà presentato il catalogo con scritti di Carlo Arthemalle, Efisio Carbone e Roberta Vanali.

«La carriera di Pantoli come creatore di manifesti è stata una naturale conseguenza della intensità e dell’impegno con i quali ha vissuto le sue scelte politiche. Una volta venuta alla luce la sua capacità di propagare idee e avvenimenti attraverso fogli “100x70” da appiccicare sui muri, veniva naturale rivolgersi a lui quando c’era un Congresso da celebrare, una festa da promuovere o un’altra iniziativa da far conoscere al mondo. Quanto Primo sia bravo anche come grafico emerge chiaramente dalla osservazione delle pagine di questo catalogo e, se esaminiamo i lavori secondo il loro sviluppo nel tempo, partendo dagli anni sessanta del secolo scorso sino ai giorni nostri, scopriamo con facilità che man mano che acquistava esperienza nel settore il nostro amico faceva lievitare la qualità del proprio lavoro. [..] In Sardegna il grafico Pantoli ha contribuito notevolmente ad elevare lo standard di questa produzione perché si è adeguato alle nuove tendenze e perché nel campo specifico della comunicazione politica e sindacale ha aggiunto qualcosa di suo. Nei lavori di Primo, infatti, non compaiono mai gli slogan ritriti di certa liturgia proletaria e anche i simboli canonici vengono usati con parsimonia perché lui sa che il manifesto deve essere soprattutto uno strumento di propaganda capace di parlare a tutti e di far accettare il messaggio anche a quelli che non amano particolarmente il sole nascente e la falce e martello. E’ per questa ragione che i suoi manifesti, di norma, esprimono leggerezza, serenità e quando è possibile, persino gioia». (Carlo Arthemalle).

«Negli Anni Settanta, manifesti per conferenze cittadine, locandine teatrali, copertine per Rinascita, mostrano le grandi capacità comunicative dell’artista Prima Pantoli che si avvalse delle tecniche mutuate dalla grafica d’arte. E’ possibile ravvisare una presenza simultanea di linguaggi che risolvono brillantemente la necessità di equilibrare un certo realismo socialista, comunque imposto dal partito, con sintesi plastiche mutuate dalle avanguardie storiche (da Klee a Picasso) per approdare ai confini estremi dell’aniconico in elementi geometrici simbolico-concreti di natura costruttivista. Una coincidentia oppositorum in linea con i dibattiti politico-culturali del momento. Sicuramente gli esiti formali dimostrano una ricchezza inventiva che difficilmente si sposerebbe con la reiterazione ossessiva in forma esclusiva dei simboli del comunismo, pensiamo alla propaganda dell’Unione Sovietica in tempi di Guerra fredda o alla Cina di Mao e Lin Biao e alle caratteristiche della rivoluzione culturale. Le scelte di Pantoli sembrerebbero ispirarsi al pensiero di Berlinguer nel sottolineare una chiara indipendenza espressiva in un momento in cui, col compromesso storico, le principali forze politiche in Italia cercavano una conveniente collaborazione di governo». (Efisio Carbone).

«Negli Anni Settanta, l’asprezza del tratto subisce un’edulcorazione notevole, le forme si fanno più fluide e liriche per arrivare agli Anni Ottanta, periodo in cui la natura entra a far parte del suo linguaggio raggiungendo il culmine della contemplazione. E’ il periodo più produttivo per l’elaborazione dei manifesti, ne realizza infatti la maggior parte dando spazio ad una comunicazione ludica in dialogo con l’ambiente che sconfina in atmosfere surreali, come avviene per il manifesto del 1984 per la Seconda Conferenza regionale sulla scuola, dove la testa di un bimbo è fatta di tanti piccoli mattoni, e per la festa del Primo maggio dello stesso anno a Carloforte dove curiosi personaggi si accalcano per arrampicarsi al filo di un aquilone. Non mancano incastri di linee, sovrapposizioni di piani e motivi geometrici dai colori squillanti che, tra astratto e concreto, si si ritrovano, tra gli altri, nel manifesto della Conferenza della Cgil del 1983 e in quello del Congresso regionale del 1984 per le Autonomie e i Poteri locali. Paradossalmente, il discorso cambia quando si tratta di teatro poiché riprende quel tratto espressionistico graffiante che contorce le forme proveniente dalle esperienze calcografiche che tanto sono congeniali a ricalcare i tratti di figure inquietanti costrette a vagare nel vortice di una società feroce sempre più piegata su se stessa». (Roberta Vanali).

Primo Pantoli è nato a Cesena, dove ha compiuto gli studi classici. Nel 1950, si trasferisce a Firenze, dove alterna la pittura agli studi letterari. Nel 1957, si stabilisce in Sardegna, dove insegnerà discipline artistiche al Liceo Artistico di Cagliari fino al 1990. È stato tra i fondatori dei primi gruppi di arte di avanguardia in Sardegna (Studio '58, nel 1958; Gruppo di iniziativa, nel 1961; Centro di cultura democratica, nel 1967). Ha pubblicato scritti e disegni su quotidiani e periodici, articoli di critica d’arte su L'Unità ed il Tempo; è stato disegnatore satirico di Rinascita sarda e di Sardegna oggi. Espone un po' ovunque, in Italia ed all'estero dal 1952. Ha progettato oltre cento manifesti, copertine di libri, depliants, per il teatro, convegni, manifestazioni culturali, sindacali e politiche. Ha realizzato scenografie per il teatro e la televisione (Rai3). Ha allestito sale e piazze per manifestazioni e convegni. Dal 2000, si dedica anche alla scultura, sperimentando diversi materiali. Incide e stampa personalmente opere di xilografia, acquaforte, puntasecca.
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