Red
10 marzo 2017
Libri: a Guspini e Senorbì Suicidate Attilio Manca
Medico urologo, fu trovato morto nella sua abitazione probabilmente dopo aver assistito all’intervento a cui fu sottoposto sotto falso nome il boss Bernardo Provenzano. Il volume sarà presentato dal fratello del medico, l’avvocato Gianluca Manca. L’iniziativa rientra nell’ambito del percorso che porterà alla celebrazione ad Olbia il prossimo 21 marzo della Giornata della memoria e dell´impegno in ricordo delle vittime delle mafie
GUSPINI - Due incontri per non dimenticare Attilio Manca, il medico siciliano morto in circostanze ancora da chiarire e che potrebbe aver assistito all’intervento alla prostata al quale nel 2003 era stato sottoposto in una clinica di Marsiglia il mafioso Bernardo Provenzano, o quanto meno potrebbe averlo visitato prima o dopo l’intervento. Uccidendo il dottor Manca, il boss di Corleone si sarebbe così liberato di un pericoloso testimone di quella trasferta.
Della vicenda parla il libro “Suicidate Attilio Manca”, scritto da Lorenzo Baldo, con la prefazione di don Luigi Ciotti, che verrà presentato dal fratello di Attilio Manca, Gianlucai. Domani, sabato 11 marzo, il libro verrà presentato alle ore 8.30, nell’Aula Magna dell’Istituto Buonarroti, in Via Spano 7, a Guspini, ed alle 11.30, nell’Aula Magna dell’Istituto Einaudi, in Piazza del Popolo 1, a Senorbì. Gli incontri, promossi da Libera Sardegna, in collaborazione con Sardegna solidale e con l'Ufficio scolastico regionale) rientrano nell’ambito delle iniziative“Verso il 21 marzo”, che culmineranno con la celebrazione della “Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, in programma a Locri (manifestazione nazionale) e ad Olbia (manifestazione regionale).
Come ha scritto don Ciotti, «non posso non pormi una serie di domande di fronte alla tesi sostenuta con forza dagli avvocati della famiglia Manca, ossia che le omissioni e le false piste dell’indagine sono collegate al fatto che fare luce sulla morte di Attilio Manca significa scoperchiare parte della cosiddetta trattativa Stato-mafia, avviata da Cosa nostra per chiedere, in cambio della cessazione della stragi, quella del regime di carcere duro per i boss. Sono domande a cui la Direzione distrettuale antimafia di Roma, a cui è stato assegnato un ulteriore filone di indagini, mi auguro sappia rispondere».
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