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Red 3 dicembre 2016
Éntula sbarca a Cagliari
La riduzione teatrale de “Le ragazze sono partite” di Giacomo Mameli in scena lunedì. Lo spettacolo diretto da Sante Maurizi, con Daniela Cossiga ed Antonella Masala, è in programma nella sede della Fondazione di Sardegna


CAGLIARI - Sei edizioni, novantasei presentazioni in un anno in Sardegna ed in Penisola, una riduzione teatrale curata dal regista Sante Maurizi. “Le ragazze sono partite” (Cuec), il libro del giornalista Giacomo Mameli dedicato alle donne emigrate dalla Sardegna subito dopo la guerra, esce in un'edizione aggiornata ed ampliata con due nuovi capitoli: le storie di due famiglie di Tuili e di Irgoli che letteralmente si svuotano, perché tutti i figli emigrano. E dopo le tappe a Sassari, l'Asinara ed Alghero, arriva per la prima volta a Cagliari lo spettacolo tratto dal libro, con Daniela Cossiga ed Antonella Masala. L'appuntamento, che rientra nella quarta edizione del Festival diffuso Éntula, organizzato dall'associazione Lìberos, è in programma lunedì 5 dicembre, alle ore 19, nella sede della Fondazione di Sardegna, in Via Salvatore da Horta, 2.

“Sapevo da tempo che Giacomo Mameli stava lavorando a un libro sulle ragazze sarde emigrate in Continente a fare le “seraccas”, le serve. Anni fa – si legge nelle note di regia di Maurizi - mi disse che aveva pronto l’incipit: «Beata te, che ti hanno preso serva a Roma». Mi sembrò geniale, oltre che amaramente divertente: sintesi, in una battuta, di tante piccole epopee. Quando poi il libro è stato pubblicato, con Daniela Cossiga e Antonella Masala abbiamo convenuto che la sua struttura polifonica fosse già teatro, e che fosse utile prestare voce e corpo a quelle ragazze. Cercando di utilizzare appunto i mezzi del teatro, tenendo bene a distanza la dimensione inflazionata e meschina del reading o del cosiddetto teatro di narrazione”.

Giacomo Mameli ha dedicato il suo libro a quelle donne emigrate dalla Sardegna, che subito dopo la guerra hanno trovato una busta paga lontano dalla loro casa, dai loro affetti e dall’unico mondo che conoscevano. Per avventurarsi, quasi alla cieca, in un mondo che conoscevano solo attraverso i racconti delle altre, che avevano già intrapreso quel viaggio. Spinte a partire non solo dalla miseria e dalle scarse opportunità che offriva loro il paese di nascita, ma da un vero e proprio progetto familiare, in cui queste giovanissime donne diventavano sostegno economico, con buona parte della loro paga spedita a casa. Dal libro di Mameli al testo teatrale di Sante Maurizi il passaggio è stato naturale, per come Mameli ha affrontato il racconto intessendolo su una struttura polifonica, dando voce e corpo alle sue protagoniste. Come sottolinea Martina Giuffrè, che cura la postfazione del libro di Mameli, “è un intreccio di storie di donne nell’arco di più generazioni, che partono e raccontano la loro esperienza migratoria. Un testo polifonico in cui le diverse voci narranti ci fanno entrare in un mondo tutto femminile, fatto di giovani donne, spesso quasi bambine, forti e coraggiose”.
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