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Red 2 dicembre 2016
Feamp in primo piano ad Abbasanta
«Pescatori imprenditori e custodi del mare», ha chiosato l´assessore regionale dell´Agricoltura Elisabetta Falchi, presente alla giornata di studio su pesca ed acquacoltura


ABBASANTA - «Oggi è una importante occasione di incontro e ascolto per ragionare insieme su problemi e potenzialità del settore, su come sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle risorse della programmazione Feamp e organizzare la filiera per compiere un salto culturale e di qualità sempre più necessario». Con queste parole, l’assessore regionale dell’Agricoltura Elisabetta Falchi ha aperto questa mattina (venerdì) ad Abbasanta la giornata di lavoro con gli operatori del comparto e le associazioni dedicata alle politiche della pesca e dell’acquacoltura.

L’incontro, organizzato dall’Assessorato dell’Agricoltura con l’agenzia regionale Laore, si è articolato in due tavoli di lavoro dedicati a pesca ed acquacoltura, il terzo alla commercializzazione e trasformazione, nonché allo sviluppo locale di tipo partecipativo. Di fronte ad una nutrita platea, l’esponente della Giunta Regionale ha tracciato il quadro della situazione attuale. «Il settore – ha continuato Falchi - è in difficoltà a livello nazionale: in questi giorni è partita una mobilitazione, ma in Sardegna ci sono grandi potenzialità inespresse che, anche grazie al raddoppio dei fondi Feamp a disposizione, 36milioni di euro, ora possono essere sviluppate e rilanciate. La gestione della materia è fortemente centralizzata a livello ministeriale e incontri come quello odierno servono per capire quali siano i bisogni reali delle marinerie sarde in modo da spendere bene e velocemente».

Al riguardo, è già stata trasmessa al Ministero una proposta di rimodulazione del piano finanziario approvato del Feamp, un piano che non soddisfa la Regione Autonoma della Sardegna, perché basata sui parametri delle altre regioni italiane. L’obiettivo principale è quello di organizzare la filiera, strutturarla e professionalizzarla. «Al momento – ha spiegato Falchi - le imprese del settore sono deboli perché spesso senza progetto e visione: vogliamo invece che gli operatori imparino a fare impresa e ad aggregarsi, perché come i pastori sono i custodi del territorio, i pescatori devono diventare i tutori a salvaguardia della risorsa mare, soprattutto in quei casi, come nel caso del riccio e dell’aragosta, in cui la risorsa è in particolare difficoltà e va sfruttata con raziocinio e in modo sostenibile».

«La Regione – ha assicurato la titolare dell’Agricoltura – è in prima linea per il rilancio di un comparto che può portare sui mercati prodotti di grande qualità. Ci siamo schierati con le marinerie di Marceddì perché ottenessero i giusti indennizzi per la servitù di Capo Frasca, oggi lavoriamo con operatori e associazioni perché pesca e acquacoltura possano fare il salto di qualità, sconfiggere problemi antichi come l’abusivismo e garantire reddito, benessere e occupazione». Dai tavoli tematici sono emerse con forza alcune richieste: gli operatori chiedono meno burocrazia e una maggiore partecipazione alla programmazione delle risorse. Ma anche interventi di formazione, sostegni per la partecipazione a fiere, una politica di etichettatura contro l’abusivismo e l’accompagnamento nella creazione di reti di imprese e organizzazioni di produttori. Intanto, la Giunta Regionale ha approvato, dopo l'approvazione del disegno di legge che ha introdotto il fondo di garanzia per l’accesso al credito delle imprese del comparto, una delibera che semplifica il procedimento di rilascio delle concessioni degli specchi acquei posticipando l'onere di classificazione a carico dei privati a un momento successivo a quello dell'aggiudicazione provvisoria delle aree.

Nella foto: un momento dell'incontro


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