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Mariangela Pala 19 novembre 2016
Philip ed Ethel sposi nigeriani a Porto Torres
Questa mattina hanno detto “si” davanti al sindaco Sean Wheeler nella sala del consiglio comunale del Municipio gremita di amici e conoscenti


PORTO TORRES - Si sono conosciuti nel 2015 presso il Centro di prima accoglienza di Li Lioni, il posto dove si sono frequentati e innamorati. Questa mattina hanno detto “si” davanti al sindaco Sean Wheeler nella sala del consiglio comunale del Municipio gremita di amici e conoscenti. Sono Ethel Agharanya 37 anni originaria di Edo, lo stato meridionale della Nigeria e Philip Ayodele Olorunfemi, 35 anni di Lagos una delle città nigeriane principali dello stato africano.

Il rito civile è stato seguito dalla liturgia evangelista celebrata dal pastore Gavino Sanna secondo il culto della chiesa protestante, officiata nella stessa casa comunale. Hanno scelto la tradizionale cerimonia, dalle partecipazioni al vestito bianco, dal pranzo di nozze alla torta nuziale, ma ciò che ha distinto la festa è stata la loro storia. Sono scappati dalla Nigeria dove i gruppi terroristici, le guerre, i soprusi e le violenze minacciavano quotidianamente la loro sopravvivenza, sono arrivati nel porto di Cagliari e poi trasferiti nel centro di accoglienza di Li Lioni nell’estate del 2015, prima lui ad agosto e nel settembre dello stesso anno lei.

«Questo è il primo matrimonio del centro - ha detto il direttore del centro, Cheikh Diankha – tra due persone educate e disponibili a collaborare. Meritano davvero tanto perché rappresentano un esempio vero di integrazione». Nel mese di ottobre, infatti, era scoppiata una rissa tra i profughi del centro. Una rivolta che aveva portato all’arresto con l’accusa di rissa aggravata e lesioni personali di sei somali e quattro nigeriani e al trasferimento di questi ultimi nel centro migranti di Sassari. La contestazione era sorta in seguito alle richieste del permesso di soggiorno da parte dei trenta somali affidati alla struttura che lamentavano una mancata consegna dei documenti da parte della questura, accusata di favorire i nigeriani.

«Un evento straordinario per il centro e per la comunità che li ospita - ha aggiunto Diankha - dalla rissa siamo passati al matrimonio questo significa che tra queste persone c’è chi pensa ad un futuro migliore possibile». E un messaggio di speranza e di integrazione, che emerge in un clima scandito dalle parole di pace del pastore Gavino Sanna tra momenti di allegria e passaggi di sincera commozione. Agli sposi novelli verrà riservata una sorpresa, un regalo di nozze evidentemente meritato: un’abitazione solo per loro ed un lavoro all’interno della struttura come mediatori, grazie anche alla loro buona conoscenza della lingua italiana.
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