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Antonio Manunta 8 ottobre 2016
L'opinione di Antonio Manunta
Porto Torres, crocierismo e dubbi


Il comune di Porto Torres nel 2012, amministrazione Scarpa, preparò una carta di servizio per informazioni e accoglienza turistica, riservato ai visitatori delle navi da crociera. Un bel lavoro che a valle avrebbe dovuto trovare concretezza da parte degli attori interessati, istituzionali e non. Volontà politica e gruppo potenziale di lavoro c’erano e qualcosa si vide all’arrivo dei pochi crocieristi. Qualcuno ricorderà anche gli sfottò incassati dal sindaco, poichè l’accoglienza di base tradizionale consisteva nei balli, costumi sardi, berritta, grembiuloni e launeddas, che parodiavano (aggiungendo immaginazione) l’accoglienza dei nativi delle isole polinesiane con trecce di fiori, tamburi e balli, quando arrivarono le prime navi europee.

Il capo villaggio sfidava il comandante della nave in varie gare d’audacia e tradizione locale e di conseguenza il nostro sindaco, d’allora e di adesso, avrebbe dovuto sfidare i vari comandanti di navi a bevute di filuferru, partite di morra e gara di testate in piazza. Ma torniamo al reale, a ciò che i crocieristi trovano in città dopo aver affrontato la prima penitenza del percorso da Molo Asi a Torre Aragonese, con panorama di fabbriche abbandonate, depositi, parcheggi vuoti, torri, erbacce e detriti vari. Quelli che non sono partiti coi pullman dalla banchina verso altre mete turistiche sarde o rimasti a a bordo, arrivati alla Torre Aragonese devono scegliere cosa fare a Porto Torres. Antiquarium Turritano? Basilica San Gavino? Gustare prodotti sardi? Souvenir? Mercatini? Il caffè all’italiana? Gelato? Toilette? Altro? Qualunque sia la scelta occorre muoversi ed il crocierista deve iniziare a camminare.

Da qui iniziano tutta una serie di “ostacoli” che una città con velleità turistiche non dovrebbe avere. Si va dallo slalom fra immigrati che chiedono l’elemosina alla segnaletica assente o incomprensibile, dalle auto sui marciapiedi ai muri con scritte e scrostati, dalle transenne abbandonate agli olezzi di qualche sacchetto immondizia dimenticato, dalla mancanza di cartelli turistici e/o informativi alle buche stradali, dalle fontane sporche ai vasi fiori ricolmi di cicche ed olezzi vari. Non parliamo delle pensiline mezzi pubblici e strade d’accesso perennemente nel degrado e di chi ha difficoltà deambulatorie. Altra mancanza è la poca percezione della presenza di Polizia Municipale e/o Forze dell’Ordine, importante riferimento di sicurezza per tutti i turisti del mondo.

In compenso la professionalità e la ricezione del personale dei luoghi turistici ed esercizi commerciali è di buon livello. Ma usciti da porte e portoni, il panorama è quello prima descritto che, riportato agli orari pomeridiani, rafforza quell’aria mediorientale, quella sensazione di abbandono, del trovarsi in una cittadina nordafricana con persone che bighellonano sui marciapiedi, avventori che fumano davanti ai circoli e l’aroma di caffè e kebab nelle viuzze, con il kebab sostituito da frittura di pesce. Allora il pensiero che viene in mente è proprio quello! Forse le Compagnie Crocieristiche hanno inserito qualche sporadica tappa a Porto Torres, proprio per far rivivere a chi sbarca quella percezione arabeggiante, visiva ed olfattiva, di rilassamento, di attesa infinita, visto che tante mete nordafricane sono precluse per via delle guerre asimmetriche e non? Se fosse così, non dobbiamo far altro che rimanere come siamo, senza sforzarci di migliorare e far vivere ai visitatori crocieristici quei disservizi che noi cittadini viviamo tutti i giorni.

* Pubblicista


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